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Le aziende italiane non amano investire in borsa. Per i Finanziamenti PMI si preferisce optare per prestiti a medio-lungo o a breve termine. Solo il 13% del capitale delle aziende italiane ha investito nel mercato borsistico.

 

Finanziamenti PMI: no alla borsa

Business Man solitario

 

Le aziende italiane non sono ancora in grado di comprendere le opportunità proposte dal mercato borsistico, dimostrando un’arretratezza cronica che emerge in tutta la sua chiarezza se confrontata agli altri scenari nazionali. Nel Belpaese le imprese preferiscono puntare su prestiti e finanziamenti piuttosto che affrontare la sfida della quotazione in borsa, approfittando anche dei Fondi per le imprese varati dal Governo a sostegno delle PMI nostrane.

 

Finanziamenti PMI: Solo 295 Aziende Italiane Quotate a Milano

 

La borsa mondiale ha ripreso a correre, tornando sugli standard performativi precedenti alla crisi. Stati Uniti e Unione Europea segnano numeri in forte crescita attestandosi su volumi economici pari a quelli del 2008. Anche la borsa italiana ha recuperato terreno e ripreso a correre, clome testimonia il +20% dell’ indice Ftse Mib fatto segnare nei primi quattro mesi del 2015.

Ciononostante, la situazione del mercato borsistico per le aziende italiane è tutt’altro che rosea: il nostro business di settore ha un valore e un’estensione decisamente ristretti, se comparati a quelli delle potenze che c sono vicine geograficamente e contestualmente. Secondo quando pubblicato in una ricerca di Deloitte & Touche, ad oggi sono 295 le aziende italiane quotate alla borsa di Milano, un numero decisamente ridotto se comparate ad altri contesti come la Germania (poco meno di 600 imprese) e Francia (quasi 500).


Finanziamenti PMI e debiti bancari al 66,5%

 

Investire nella borsa può essere una risorsa decisiva per le società nostrane, zavorrate da difficoltà di accesso ad altre forme di sostentamento come i finanziamenti da parte delle banche. Ciononostante, la tendenza resta quella, le PMI italiane preferiscono bussare alla porta degli istituti di credito piuttosto che cimentarsi nel mercato dei titoli. Ad oggi, i debit bancari valgono il 66,5% del peso preponderante delle società del Belpaese, contro il 50% della media UE e addirittura il 30% di USA e Regno Unito.

 

Si continua a prediligere i prestiti

 

I prestiti a medio-lungo termine restano la prima forma di finanziamenti delle aziende italiane e assorbono il 36% del totale; seguono i prestiti a breve termine (18%). Solo il 15% dei capitali è investito nel mercato dei titoli o dei derivati, quota che ci vede più in alto della sola Spagna (13%) tra le potenze dell’Eurozona. Iin Inghilterra le capitalizzazioni raggiungono il 44%, in Germania il 28%.

Un andamento che continua ad essere in chiaroscuro per le società di casa nostra. Negli ultimi due anni, le imprese che hanno optato per la capitalizzazione hanno superato quelle che, vicebersa, hanno deciso di disinvestire (delisting). D’altro canto, è emblematico che una società come la Pirelli – quotata alla borsa milanese da 80 anni – potrebbe scegliere di uscire dal mercato borsistico.