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Economia circolare: la sostenibilità passa dalla gestione dell’intera filiera

Secondo quanto reso noto dal Parlamento Europeo, i rifiuti prodotti nell’UE ogni anno ammontano a oltre 2,2 miliardi. Questo motivo è perciò alla base delle scelte fatte in ambito legislativo per favorire una transizione verso un modello economico alternativo rispetto a quello attualmente in vigore di stampo lineare.

Si tratta dell’economia circolare, la quale rappresenta uno dei capisaldi dello sviluppo sostenibile, a fronte delle azioni sinergiche compiute da istituzioni, imprese e cittadini.

Oggi vi raccontiamo qualcosa di più su questo ramo così innovativo non solo del comparto economico ma della società, portato avanti da realtà sempre più qualificate. È questo il caso di Relicyc, da oltre quarant’anni attiva nell’innovazione sostenibile, dove offre un supporto valido ai propri clienti per implementare l’efficienza interna, portando avanti il rispetto dell’ambiente.

L’azienda propone un modello di economia circolare che interessa la totalità della filiera, indirizzando correttamente le risorse ai fini del riciclo. I suoi prodotti generano nuovo valore anche per le altre imprese interessate dal processo.

Cos’è l’economia circolare: la sua introduzione

La disciplina è stata introdotta nel 1966 (questa la data ufficiale) in seguito alla pubblicazione dell’articolo The Economics of the Coming Spaceship Earth da parte dello statunitense Kenneth E. Boulding. L’attualizzazione pratica dei principi elaborati negli sviluppi successivi ha dovuto attendere circa dieci anni: risale infatti soltanto al 1976 il rapporto “The Potential for Substituting Manpower for Energy”, presentato alla Commissione dell’Unione Europea da parte di Walter Stahel (architetto) e Genevieve Reday (economista e sociologa).

Il documento ha però il merito di aver messo per la prima volta nero su bianco i principi dell’economia circolare.

I principi basilari dell’economia circolare

Ma quali sono i principi che stanno alla base dell’economia circolare? Stahel e Reday, considerati i primi attuatori della disciplina, hanno individuato 5 pilastri che sono validi ancora oggi:

  1. Sostenibilità delle risorse. Viene data priorità alle fonti rinnovabili nonché a quelle che si ottengono tramite soluzioni che vedono al centro riciclo e riuso.
  2. Il prodotto inteso come servizio. La novità è che ogni singolo oggetto non si esaurisce nel momento in cui giunge nelle mani dell’utilizzatore o del cliente finale. Il ciclo di vita viene pianificato alla radice e già durante la fase progettuale per poi essere ulteriormente elaborato durante gli step produttivi. Vengono contemplate fin da subito le pratiche di riuso e riciclo.
  3. Predisposizione di piattaforme di condivisione. L’obiettivo è quello di massimizzare l’utilizzo delle risorse, anche economiche, impiegate ai fini produttivi, nell’ottica di migliorare la performance.
  4. Ampliamento del ciclo di vita dei prodotti. Si agisce per incentivare e ottimizzare gli interventi di riparazione, rigenerazione e aggiornamento degli articoli, nell’ottica di implementarne la durata senza rinunciare alla qualità.
  5. Adozione di pratiche di recupero, riuso e riciclo. Attraverso la riparazione nonché la rigenerazione non ci si limita ad adoperare un determinato oggetto per un primo impiego, facendo in modo che possa avere ulteriori utilizzi.

Verso il coinvolgimento dell’intera filiera

L’economia circolare si sviluppa al suo massimo ogniqualvolta l’azienda ha il pieno controllo della filiera, dalle fasi iniziali legate al reperimento delle risorse fino a quelle finali di recupero delle stesse.

È in questo modo che si riescono a ottimizzare i costi di ogni singolo passaggio sia dal punto di vista economico che per l’ambiente, in linea con i tre principi basilari della metodologia, ovvero “riduci, riusa e ricicla”.

Il punto di partenza è infatti una riduzione delle materie prime impiegate, sia di quelle non rinnovabili che di quelle che sono invece proprio rinnovabili. Questo principio viene inoltre applicato ai processi interni alla supply chain e nelle fasi finali del ciclo di vita degli oggetti.

Anche il riuso è un modus operandi di stampo trasversale che può essere adottato in ogni fase. Gli esempi sono diversi e vedono al centro il recupero delle materie prime nonché la possibilità stessa di trovare nuove modalità di impiego a livello di servizi.

Arriviamo infine al riciclo che è poi il trait d’union dei due aspetti precedenti, per molti versi, poiché comporta la trasformazione di quelli che sarebbero rifiuti in risorse. Nei modelli di economia circolare più attuali le tre fasi vengono gestite di pari passo e in maniera organizzata all’interno della filiera.

Antonio Palmieri

Laureato in economia aziendale con una tesi dal titolo "Il ruolo dell'HTML nelle operazioni di web marketing", iscritto all'albo dei Consulenti del lavoro, sono un libero professionista che non trascura le potenzialità offerte dal web che resta la mia grande passione: lavoro e passione si integrano in Codice Azienda, blog che curo dal 2007 in cui affronto temi che riguardano imprenditori e professionisti. Nel mio curriculum le esperienze e le competenze.

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