Dal 29 novembre prossimo non ci saranno più scuse. Tutte le imprese ed i professionisti dovranno essere dotati di un indirizzo di posta elettronica certificata, in grado di stabilire un canale di comunicazione alternativo con gli enti pubblici.
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Nella pubblica amministrazioni si è ancora molto lontani da un utilizzo efficace di questo nuovo strumento di comunicazione che assume il valore legale di una lettera raccomandata, essendo in grado di fornire prove sull’effettiva consegna del messaggio e sulla data e l’orario di spedizione. Certo che la PEC è uno strumento tutto italiano, una faccia della burocrazia italiana.
L’indirizzo di posta elettronica certificata dovrà essere trasmesso dalle imprese all’ufficio del registro. Per le società già in possesso della firma digitale la proceduta telematica consentirà di comunicare direttamente la PEC in 5 passi. Le società ancora non dotate di un dispositivo di firma digitale dovranno invece rivolgersi alla Camera di Commercio per richiedere anche la firma digitale.
Quindi le imprese dovranno:
Proprio mentre si pone in capo all’imprese un ulteriore adempimento, per quanto banale, resta da sottolineare che proprio pochi giorni fa, il TAR della Regione Basilicata ha imposto gli uffici pubblici della Regione a dotarsi di una PEC con la quale rispondere ai cittadini. Le pubbliche amministrazioni sono state invitate al rispetto del codice digitale della Pubblica amministrazione al fine di garantire il il diritto degli utenti di comunicare tramite tale mezzo informatico. Il TAR, ritiene addirittura che la mancata pubblicazione dell’indirizzo PEC sul sito web della Regione, determina un vero e proprio disservizio che, costringendo gli interessati a recarsi personalmente presso gli uffici e a far uso della carta, ha riflessi negativi sulle modalità di esercizio del diritto di partecipazione al procedimento amministrativo con conseguente violazione del codice dell’amministrazione digitale.
E dire che la PEC come gli altri strumenti telematici dovrebbero semplificarci la vita.
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