La riforma Fornero ha introdotto una procedura di conciliazione in materia di licenziamento per giustificato motivo oggettivo che riguarda tutti i datori di lavoro che:
La procedura obbligatoria di conciliazione ha lo scopo di poter agevolare il confronto tra il datore di lavoro ed il lavoratore in presenza di un organismo terzo presso la direzione provinciale del lavoro per constatare le ragioni del licenziamento e trovare le possibili soluzioni alternative.
Alla base del licenziamento devono esserci motivi concreti che riguardano la situazione aziendale: si pensi ad una ristrutturazione, ad un’esternalizzazione di un settore o reparto, alla chiusura di un cantiere nelle imprese edili.
Una elencazione delle casistiche è presente nella circolare chiarificatrice n. 3 del 2013 del ministero del lavoro allegata al presente articolo.
Il primo passo per la conciliazione è la comunicazione che il datore di lavoro inoltra tramite raccomandata a/r o PEC alla direzione provinciale del lavoro competente. La lettera deve contenere le motivazioni del licenziamento e le soluzioni alternative valutate dall’azienda. Copia della comunicazione deve essere spedita al lavoratore.
Dalla ricezione dell’istanza la DTL avrà sette giorni per convocare le parti entro i successivi venti giorni. Se la Commissione no si attiva entro i termini, sarà possibile procedere al recesso unilaterale da parte del datore di lavoro.
In caso di esito positivo della conciliazione saranno verbalizzati i risultati conseguiti quali una risoluzione contrattuale o l’eventuale altra soluzione. In caso di esito negativo si potrà procedere al licenziamento considerando preavviso lavorato il periodo intercorso dall’inizio della procedura.
La circolare che segue spiega dettagliatamente i vari passaggi del tentativo di conciliazione obbligatoria per i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo.
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