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In tempi di crisi bisogna inventarsi il lavoro: sembra una frase fatta, ma in realtà nasconde un pizzico di verità, soprattutto in questo periodo in cui il contesto economico del nostro Paese non sembra offrire tante speranze, soprattutto ai giovani.

info Autoimprenditorialità

Come inventarsi il lavoro. Tuttavia, proprio le difficoltà sembrano aver aguzzato l’ingegno degli italiani, che sono riusciti a trovare nuove forme e modalità per inserirsi nel mondo lavorativo e fare business. Le parole d’ordine sembrano essere auto-imprenditorialità e creatività, elementi importanti per vincere questa sfida.

Sfruttare gli strumenti innovativi. Un supporto di rilievo arriva anche dalle innovazioni tecnologiche, che oggi consentono di accedere a un’infinità di informazioni, da un lato, e anche ad applicazioni e strumenti concreti per poter avviare una piccola attività. Un caso interessante è quello della trasformazione dei veicoli commerciali per realizzare delle officine mobili, eseguita dagli specialisti di Store Van, azienda leader in Italia nell’allestimento dei furgoni.

L’allestimento dei furgoni. Queste soluzioni consentono di rendere un furgone classico un mezzo di lavoro alternativo, perché con l’allestimento interno si trasforma e si cambia completamente la struttura del veicolo, che diventa un compagno valido per ogni tipo di attività, massimizzando lo spazio a disposizione, mettendo al sicuro le attrezzature e le merci, migliorando la qualità degli spostamenti nella giornata.

Nuove soluzioni imprenditoriali. Le applicazioni di questa possibilità sono molteplici: ad esempio, si possono trasformare i classici veicoli commerciali per adattarli meglio alle esigenze del servizio CEP (courier express parcel), attività sempre più diffusa con la crescita dello shopping digitale e delle consegne in ogni momento della giornata, o ancora aggiungere una speciale cellula pickup al tipico cassone dei pickup, per sfruttare al meglio le caratteristiche di questi veicoli e la loro versatilità di guida.

L’esempio dei food truck. Una variante interessante e decisamente di moda di quanto raccontato è rappresentata dai food truck, ovvero dalla trasformazione in chiave gourmet dei veicoli commerciali: a fine 2018 risultano registrate circa 3 mila attività di ristorazione ambulante in Italia, con Lombardia, Puglia e Lazio che si ergono sul podio delle regioni in cui il fenomeno si è maggiormente diffuso. Si tratta di un business potenzialmente remunerativo, che intercetta la crescente attenzione per lo street food tipico e la voglia di evasione dai classici schemi del ristorante, ma anche molto impegnativo e complesso, anche dal punto di vista burocratico, con permessi e limiti alle soste che rischiano di essere un ostacolo per gli imprenditori su ruote meno motivati.

Un’attività diffusa e competitiva. Secondo le ultime indagini, l’investimento iniziale per aprire un’attività di ristorazione su ruote su aggira intorno ai 35 mila euro, necessari per mettere a punto un piano di marketing e di business, per pensare a una proposta gastronomica ben definita e per mettersi a norma con la licenza, oltre che ovviamente per acquistare e allestire il mezzo scelto come base e fulcro.Come aprire un food truck. La legge italiana che regola il settore dei food truck è quella relativa al “commercio al dettaglio su area pubblica”, il commercio ambulante che, come previsto appunto dalla legge, può essere esercitato solo da persone fisiche o da società di persone. Esistono due tipi di licenze: quella di tipo A prevede il posteggio fisso, mentre quella B consente di gestire l’attività in forma ambulante, con soste limitate a 120 minuti. Accanto a questo, servono anche l’iscrizione al Rec, la nomina di un preposto che abbia i requisiti professionali e l’autorizzazione sanitaria rilasciata dall’Asl locale.