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In un mercato dell’energia caratterizzato da fluttuazioni di prezzo sempre più frequenti, la scelta tra un’offerta a prezzo fisso e una variabile rappresenta una decisione molto importante, soprattutto per le aziende.

Le piccole, medie e grandi imprese, con fabbisogni energetici molto diversi tra loro, devono valutare non solo il costo attuale dell’energia, ma anche la stabilità nel tempo, la prevedibilità dei flussi di cassa e la possibilità di ottimizzare la spesa sulla base di consumi costanti o stagionali. Purtroppo non esiste una soluzione univoca: ogni tipologia di offerta comporta vantaggi e rischi che vanno letti in relazione al profilo specifico di consumo.

Una delle opzioni attualmente disponibili per le imprese prevede il prezzo della materia prima bloccato per 24 mesi: una formula che si presenta come un sostegno contro le oscillazioni di mercato, ma che bisogna conoscere in dettaglio per capire quando e per chi è davvero conveniente.

Prezzo fisso: stabilità e protezione in un mercato instabile

L’offerta a prezzo fisso prevede che il costo della materia prima resti invariato per un determinato periodo, solitamente uno o due anni. Questo consente alle imprese di pianificare la spesa energetica senza temere gli effetti di improvvisi rincari. In uno scenario con alti livelli di incertezza, tale soluzione rappresenta una forma di tutela, in particolare per quelle aziende che hanno consumi costanti e margini di manovra finanziaria limitati.

Il prezzo bloccato è particolarmente adatto a realtà produttive con cicli regolari, che non beneficerebbero di eventuali ribassi dei mercati, ma che subirebbero danni immediati da eventuali aumenti.

Nonostante i vantaggi, va considerato che, in caso di calo dei prezzi all’ingrosso, l’impresa con offerta fissa potrebbe trovarsi a pagare di più rispetto a chi ha scelto la formula variabile. Per questo, la valutazione deve sempre tenere conto delle previsioni di mercato e della propensione al rischio dell’azienda.

Prezzo variabile: flessibilità e possibilità di risparmio

Le offerte a prezzo variabile si basano sull’andamento dei mercati all’ingrosso dell’energia. In periodi di prezzi stabili o decrescenti possono risultare più convenienti rispetto al prezzo fisso. Sono adatte ad aziende con consumi flessibili, capaci di adattare la produzione ai segnali di prezzo, oppure a chi ha una maggiore tolleranza alla volatilità.

L’elemento di forza di questa formula è la possibilità di sfruttare i ribassi del mercato, specie nei momenti di bassa domanda o sovrapproduzione. Ma d’altra parte, tale opzione espone al rischio di subire rincari, il che può generare incertezza nei conti economici, soprattutto per imprese energivore o per chi opera in settori a margine ridotto.

Cosa valutare prima di scegliere: dimensione, settore, strategia

La scelta tra prezzo fisso e variabile deve basarsi sul fabbisogno energetico, dal quale identificare le caratteristiche operative e gli obiettivi strategici dell’impresa. Le aziende di piccole dimensioni, che magari non dispongono di strumenti di gestione avanzata dell’energia, possono trarre vantaggio dalla stabilità del prezzo fisso, perché riduce la complessità decisionale.

Le realtà più strutturate, invece, potrebbero considerare offerte variabili con soglie di protezione o formule miste che combinano una quota fissa a una indicizzata. In tutti i casi, il discriminante è la prevedibilità del consumo: quanto più è regolare, tanto più il prezzo fisso diventa interessante. Al contrario, nei settori stagionali o legati a dinamiche di mercato instabili ma dinamiche, la variabilità può tramutarsi in opportunità.