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In Italia, quando si parla di previdenza e risparmio a lungo termine, è impossibile non citare il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) e il Fondo Pensione. Entrambi sono progettati con l’obiettivo di assicurare una certa stabilità finanziaria al lavoratore al termine della propria carriera, ma sono profondamente diversi per gestione, rendimenti e rischi associati. Scopriamoli nel dettaglio.

Trattamento di Fine Rapporto (TFR)

Il TFR rappresenta una sorta di “risparmio forzato” garantito al lavoratore. Viene accantonato annualmente dal datore di lavoro e rappresenta il 6,91% della retribuzione lorda annua, al netto dei contributi previdenziali obbligatori (art. 2120 c.c.). Questo ammontare viene rivalutato annualmente secondo l’indice ISTAT, proteggendo così il lavoratore dall’erosione del potere d’acquisto dovuta all’inflazione. Si genera in tal maniera un credito del lavoratore nei confronti dell’azienda

Sicurezza: Il TFR rappresenta una somma garantita, con un valore rivalutato in base all’inflazione non soggetto a volatilità.

Svantaggio: la liquidazione tempestiva è legata alla liquidità disponibile in azienda al momento della cessazione del rapporto di lavoro

Fondi Pensione

Contrariamente al TFR, i fondi pensione sono basati sul sistema di capitalizzazione. I contributi, versati sia dal lavoratore che dal datore di lavoro, vengono investiti con l’intento di generare un rendimento nel tempo. La COVIP classifica i fondi pensione in diverse categorie: negoziali, aperti, preesistenti e PIP2.

Vantaggi

  • Rendimenti: Potenzialmente più elevati nel lungo termine.
  • Contribuzione: La possibilità di avere una doppia contribuzione (lavoratore e datore di lavoro) fino al 2% ciascuno.
  • Detassazione: Benefici fiscali sui contributi versati.
  • Prestazioni collegate ai contributi: Questo garantisce una chiara correlazione tra quanto versato e quanto si riceverà in futuro2.

Svantaggi

  • Rischiosità: volatilità del valore dell’investimento
  • Illiquidità: Il capitale non è facilmente accessibile prima del pensionamento, con alcune rare eccezioni.
  • Accesso Limitato: I fondi possono essere ritirati solo in specifiche circostanze.

L’opinione dell’esperto

Dopo aver analizzato i dettagli tecnici di TFR e fondi pensione, può risultare utile avere una visione d’insieme attraverso l’opinione di un professionista nel settore. Abbiamo dunque deciso di rivolgerci a Claudio Ciolli, noto consulente finanziario a Grosseto, per avere un suo parere sulla questione.

Il suo parere è chiaro: “Si tratta di due scelte differenti. Il TFR è un credito che vanto verso l’azienda. Si tratta quindi di una somma di cui non ho il controllo che mi verrà liquidata nel momento in cui cesserò il mio rapporto di lavoro. E’ quindi legata a due fattori: al mio rapporto contrattuale ed alla capacità dell’azienda di avere a disposizione la liquidità necessaria per poter restituire il credito velocemente. Il fondo pensione è una scelta che rientra in una logica di pianificazione finanziaria del proprio patrimonio. Destino in questo caso i miei risparmi verso un obiettivo di previdenza. E’ intestato al lavoratore e l’azienda vi versa periodicamente la quota di competenza. Alla cessazione del rapporto di lavoro la somma rimane nel fondo e diviene liquidabile o tramutabile in rendita al maturare dei requisiti di pensionamento (salvo le possibilità stabilite dalla normativa per richiedere anticipazioni). La decisione di optare per l’uno o per l’altro dovrebbe essere basata su una valutazione attenta delle proprie esigenze, nell’ottica di una pianificazione finanziaria complessiva del proprio patrimonio. Una consulenza finanziaria sarebbe auspicabile, per aiutare a comprendere meglio le implicazioni di ciascuna scelta, conferendo così gli strumenti necessari al lavoratore per valutare la soluzione più adeguata alla sua situazione”.

E voi che cosa ne pensate? Lasciate un commento. Saremo lieti di discuterne con voi.